Annita Garibaldi e Fernando Roveda, coordinatore del progetto Memoria, scoprono e inaugurano la statua di Garibaldi nella città brasiliana di Antônio Prado

INAUGURAZIONE DEL BICENTENARIO DI ANITA IN BRASILE

Di Annita Garibaldi Jallet

Se chi mi ha ricevuto in Brasile legge questa cronaca del mio viaggio, mi perdoni: è stato così denso e bello che non posso in poche righe ricordare ogni luogo, ogni persona, come vorrei. Ma tutto è impresso nel mio cuore, ne parlerò ancora, più a lungo, cercando di onorare gli impegni che ho preso con vari Sindaci per le tante cose che vogliamo fare assieme durante il Bicentenario della nascita di Anita e oltre.

Se l’entusiasmo appartiene ad un popolo, questo è il popolo brasiliano, che da mesi si è preparato a commemorare Anita Garibaldi, in contatto stretto con chi già in Italia ha mosso i primi passi nella stessa direzione. L’iniziativa di questo viaggio è partita dalla città di Antônio Prado, nel Rio Grande do Sul. Una buona parte dell’emigrazione italiana che si è insediata in quella zona è originaria da Monselice, nella Provincia di Padova. Il Sindaco di Antônio Prado, Juarez Santinon, il direttore del Circolo Culturale italo-brasiliano e del progetto Memoria (salvaguardia delle case storiche della città) Fernando Roveda, sono venuti, con una delegazione, in Italia nel novembre 2019 per concludere un gemellaggio tra le Società di Mutuo Soccorso facenti capo ai due comuni e prendere contatti con il Museo Renzi di Borghi, ideatore della Rosa di Anita. Per diversi giorni hanno visitato le zone dalle quali i loro antenati sono partiti alla fine dell’800, ritrovando le radici del “talian”, parlato adesso nelle città brasiliane d’accoglienza, e sono arrivati il 20 novembre a Roma per una visita turistica della città. Hanno voluto recare a mano l’invito alla presidente dell’ANVRG e pronipote della brasiliana Anna Maria de Jesus Ribeiro a recarsi ad Antônio Prado per inaugurare un monumento a Giuseppe Garibaldi scolpito a Chiampo (Vicenza) dallo scultore Enrico Pasquale. Non è mancata la visita al Museo di Porta San Pancrazio e al Gianicolo.

L’8 febbraio 2020 arrivando a Porto Alegre, la prima sorpresa è per la bella accoglienza della nostra amica Elma Sant’Ana, presidente dell’Istituto Anita Garibaldi, con alcune delle sue “Anita’s” che ben conosciamo e ammiriamo. Ad Antonio Prado, altra sorpresa: la città, deliziosa e tenuta come lo sono le nostre città in Brasile, ha preparato una giornata di grandi feste attorno a un impressionante Garibaldi, posto nel centro della piazza principale, una scultura di grandissimo effetto, inaugurata con canti, balli, spettacoli teatrali, scuole, bandiere. Diciamo una volta per tutte perché bisognerebbe ripeterlo per ogni visita, che l’accoglienza del Brasile è di un calore e di una affettuosità uniche, con qualcosa di semplice e di sincero che trascina, come è stato nella bella casa dei Signori Panisson già conosciuti a Roma. Una scoperta o riscoperta per me del Rio Grande, della splendida zona, per la natura, i paesaggi e per le città, di Nuova Roma, Nuova Padova, giustamente definiti “paradisi”, con relative visite lampo ai Sindaci e grande sfoggio di tricolori. Il giovedì 13 chi scrive passa alla gestione e all’ospitalità dell’amico di sempre, Adilcio Cadorin, già sindaco di Laguna e della sua consorte. Direttore dell’Istituto di Cultura Anita Garibaldi, Adilcio Cadorin ha dato un grande risalto al viaggio sulle reti locali, statuali e nazionali di radio e televisione, con interviste e filmati. Siamo nel Santa Caterina. Si va per Vacaria, il luogo storico della fuga di Anita e della traversata a cavallo del fiume. Ci sono “gauchos” a cavallo con le splendide divise, poi un rancho d’epoca, poi via per Lagés, città dei nonni di Anita, il rifugio di Pedra Blanca, Curitibanos, poi Laguna. E’ impossibile descrivere in poche parole la bellezza dei paesaggi, la bontà della tavola, la generosità degli ospiti, le feste in preparazione del carnevale. In occasione di una gigantesca tombola a Laguna, si ritrovano alcune “guardiane” di Anita, e il riminese Valerio Benelli, venuto ad invitare la bella squadra per una estate romagnola che è stata solo rimandata per i funesti eventi che sappiamo. Si va a Garopaba, e poi a Florianopolis, ed è un’altra cosa. Florianopolis, la capitale, è una splendida città, come sono le più belle città americane: una facciata di grandi edifici moderni, una passeggiata perfettamente tenuta su un grande mare aperto. Fiori, alberi tropicali. Era la città di Wolfang Ludwig Rau, uno dei migliori biografi di Anita. Lì come in ogni luogo visitato precedentemente si pianta una Rosa, e qui con una ufficialità tutta particolare. La cerimonia è stata organizzata dall’Assemblea Legislativa dello Stato di Santa Caterina, e dal suo presidente Deputato Julio Garcia, in collaborazione con l’Istituto Culturale “Anita Garibaldi” di Laguna e il Museo e Biblioteca Renzi di Borghi. Si svolge nelle sale e nello splendido giardino del Museo Storico del Santa Caterina, Palazzo Cruz dove è ricevuta ufficialmente la pronipote di Anita, in presenza delle autorità italiane dello Stato. Si scambiano inni, discorsi, si pianta la Rosa nel giardino, si ammira il lavoro che da noi si faceva un tempo con il tombolo, riunite le tessitrice in costume. La Fondazione Catarinense di Cultura, presieduta dalla prof. Lucia Coutinho, orchestra l’accoglienza, e in serata la Vice Governatrice Daniela Cristina Reinehr riceve la delegazione italiana nella sua residenza per un pranzo conviviale.

Ci sarebbe voluto un mese per assaporare ogni cosa. Sono stati dieci giorni di ricordi intensi, che hanno confermato che l’entusiasmo per Garibaldi e Anita sono più vivi che mai. Con due valenze: una, quella delle nostre comunità di emigrazione italiana, per le quali sono simbolo perdurante del legame con la patria di origine; l’altra per la certezza di condividere con l’Italia la memoria di due eroi che sono di dimensione mondiale ma sono primariamente orgoglio di chi ne possiede la storia, i luoghi delle loro vite e della loro comune passione civile.

I nostri amici brasiliani dovevano venire a loro volta in Italia in aprile. I nostri paesi soffrono, le belle sedi sono chiuse, il turismo esaurito. Ma tutti i progetti comuni sono vivi e le rose, intanto, crescono. (A.G.J.)